È stata definita la professione più sexy del XXI secolo. Chi oggi si occupa di Analytics e Big Data, chi è esperto di Machine Learning e Intelligenza Artificiale, è considerato una delle figure lavorative più ambite da aziende e organizzazioni pubbliche. Stando all’ultimo report 2020 di LinkedIn, negli Stati Uniti la ricerca dei Big Data Scientist è crescita del 74% negli ultimi quattro anni – e del 37% rispetto al 2019 – guadagnando terreno soprattutto nelle principali città statunitensi come San Francisco, New York, Boston, Seattle, Los Angeles. Non è un caso che proprio in questi centri abbiano sede le più importanti multinazionali a livello globale come Amazon, una delle tante aziende data driven. Il futuro è dunque sempre più nelle mani di questi professionisti in grado di leggere i dati e orientare le decisioni delle aziende. In quelle più illuminate, addirittura, chi è esperto di Big Data non svolge soltanto un ruolo di consulenza, ma ricopre ruoli di responsabilità prendendo decisioni proprio in virtù della capacità di capire i dati.
Già nel 2014, un’era tecnologica fa se pensiamo a quanto sia cambiato il mondo da allora, Giuseppe Ragusa, direttore del master in Big Data Analytics della Luiss, spiegava così al Sole 24 Ore le qualifiche necessarie per diventare Big Data Scientist: «È un animale a tante teste, deve avere tre set di skill: una preparazione informatica molto solida, una buona comprensione degli aspetti tecnologici e allo stesso tempo è un conoscitore degli aspetti aziendali. Una figura professionale dotata di competenze trasversali e capace di relazionarsi con il management dell’azienda». Ma i dati non interessano soltanto alle aziende: l’emergenza coronavirus ha infatti mostrato quanto diversi Stati abbiano adottato soluzioni tecnologiche per mappare il contagio, come la Corea del Sud e Taiwan.
I traguardi raggiunti grazie ai Big Data Scientist
Al di là delle polemiche sulla privacy, i Big Data Scientist hanno già realizzato strumenti utili per la cosiddetta Fase 2, un lungo periodo nel quale non avremo la garanzia che il numero dei malati continuerà a scendere. Tra questi c’è Qualtrics COVID-19 Pre-Screening and Routing, un questionario online di pre-screening guidato in grado di indirizzare le persone alle risorse online più indicate per salute e sicurezza: basta inserire i propri sintomi. Ecco allora che enormi quantità di dati – letti e interpretati da esperti – potranno aiutare anche gli ospedali e il settore della sanità.
Se è vero che il futuro è dei Data Analyst questo non significa che tutti i progetti di questo settore riescano a vedere la luce del sole. Lo scorso luglio, durante la Venture Beat Transform conference di San Francisco, è emerso un dato eloquente sull’elevato tasso di insuccesso nel settore: l’87% dei progetti basati sulla Data Science non entrano nemmeno in produzione. Ma forse tutto questo è frutto anche dell’elevata competizione tra aziende.
Prospettive per il futuro
Nel frattempo, infatti, il mercato promette nuove impennate nei prossimi anni: secondo Zion Market Research soltanto quello legato al machine learning supererà i 20 miliardi di dollari nel 2024 (ne valeva appena 1,58 nel 2017). Ma quali saranno i paesi protagonisti? Gli Stati Uniti e la Cina; in Europa guideranno Gran Bretagna, Francia e Germania; in Asia anche Giappone e India. In scala ridotta, l’evoluzione riguarderà anche l’Italia dove, pochi anni fa, la metà della PMI aveva dichiarato la propria intenzione di assumere un esperto di Analytics (secondo una ricerca di Tag Innovation School). Insomma, la cultura dei dati continuerà a crescere insieme alle informazioni che ognuno di noi produce ogni giorno.