Il business data driven rappresenta l’unica alternativa per un’azienda, startup o grande impresa che punti a proporre prodotti, servizi e tecnologie su misura per le esigenze dei propri clienti.
In altre parole, l’unico mezzo per competere in un mercato globale dove il cliente si raggiunge conoscendone i bisogni. Stando al report “Data Science oltre l’azienda: valorizzazione dei dati e open innovation” realizzato dall’Osservatorio Big Data Analytics& Business Intelligence del Politecnico di Milano, nel 2018 «tra le grandi aziende l’83% dichiarava di essere supportata da un partner tecnologico» per quel che riguarda lo sviluppo nel campo degli Analytics.
In Italia, tra 2015 e 2019 questa fetta di mercato è crescita del 23% e questo perché la cosiddetta Data Monetization si concretizza in tutti gli ambiti: sia che si tratti di aziende del B2B o del B2C, sia che si abbia a che fare con realtà pubbliche o private. Sui dati si sta sviluppando una vera e propria cultura che può essere trampolino di lancio per il business.
Il ruolo dei CIO in azienda
«I dati – spiega il report già citato – rappresentano un’estensione del valore del prodotto principale. In alcuni casi, l’integrazione dei dati permette di creare nuovi prodotti/servizi e intercettare nuovi interlocutori sul mercato». Lo sforzo non può essere fatto soltanto con risorse e professionalità interne e, difatti, questo settore è tra i più promettenti per l’open innovation. I migliori talenti e prodotti spesso possono essere scovati al di fuori del contesto aziendale. Ecco perché il ruolo dei CIO è fondamentale, intesi come facilitatori di un processo aperto alle startup e ad un ecosistema di Data Science. Il quadro in Italia è piuttosto chiaro: il 44% delle grandi aziende ha dichiarato una collaborazione con un’impresa verticale sul tema dei dati, il 37% con Università e Centri di Ricerca e il 31% con startup.
Figure chiave nel veicolare una visione del business data driven all’interno delle imprese, il Chief Innovation Officer non è però un incarico così diffuso all’interno delle imprese. Una recente indagine compiuta dall’EMBA Ticinensis su diffusione e profilo del Chief Innovation Officer in Europa, Nord America e Asia ha fotografato una presenza ancora scarsa dei Chief Innovation Officer tra i diversi C- Level: sarebbero poco più del 2%, attivi in servizi finanziari, Pharma e Food and Beverage.
Ma quanto ci impiega un progetto legato al mondo Analytics a diventare realtà dentro un’azienda? Secondo un altro report dell’Osservatorio del Politecnico di Milano (“I progetti di Advanced Analytics: maturità e buone pratiche”) «nel 2019 quattro progetti su dieci sono stati sviluppati in meno di due mesi contro il 15% del 2017». Raccogliendo dati grezzi, da affinare grazie alle tecnologie interne o esterne, l’azienda ha maggior possibilità di essere competitiva e di crescere. E non solo: grazie a queste informazioni strategiche per il business un’impresa è in grado anche di valutare meglio tutti gli scenari futuri.
Secondo Francesco Mapelli, responsabile Advanced Analytics di Cefriel «negli ultimi due-tre anni è stato creato quasi il 90% dei dati disponibili ad oggi e questa enorme quantità può essere utilizzata per incrementare l’efficienza delle aziende, migliorare la relazione con i clienti e creare nuove opportunità di business». Grazie poi all’intelligenza artificiale e al machine learning in grado di elaborare grandi quantità di dati, l’offerta potrà essere sempre più adatta alle esigenze in continua evoluzione del cliente.