Big data e Business intelligence: da dove parte la rivoluzione

Una cosa è certa, solo se sapientemente integrate, Big data e Business intelligence, offrono il massimo vantaggio competitivo alle aziende che partecipano alla quarta rivoluzione industriale. Ma è necessario cambiare regole, ruoli, gettare nuove e più profonde fondamenta per ridisegnare strategie e modelli esecutivi.   

Ma come avviene per ogni “materia prima” che si rispetti, anche la qualità dei “data” è essenziale al fine di raggiungere determinati obiettivi. A maggior ragione perché i big data, di natura eterogenei (strutturati o meno che siano), richiedendo strumenti e piattaforme avanzate per poter essere estratti, analizzati ed elaborati. Ma solo con l’integrazione di Business intelligence (BI), machine learning e intelligenza artificiale è possibile trovare infinite correlazioni, effettuare analisi predittive, disegnare nuovi modelli e scenari di mercato.

Big data e Business intelligence: la rivoluzione parte da qui 

Partiamo una volta tanto dalla fine. Lo scopo ultimo di tutti i processi di analytics e di elaborazione tramite Business intelligence (BI) è fornire il più ampio supporto decisionale possibile al management aziendale. Detto questo è logico immaginare come il progetto debba affondare le sue radici nei processi di data strategy dell’azienda, consentendo di raggiungere l’obiettivo prefissato di trasformazione di un’azienda tradizionale in una data driven company.    

Quello che viene richiesto è quindi un cambio culturale e, soprattutto, un aggiornamento delle figure professionali interne e dei partner che operano a diretto contatto e supporto con l’azienda. Per gestire i big data, provenienti magari da flussi di stream o presenti in data lake, occorrono però data scientist, data engineer e data analyst  in grado di tradurre le esigenze dell’azienda in atti concreti. L’ultimo step è affidato agli analisti di Business intelligence che hanno il delicato compito di aumentare la comprensione dei processi aziendali, evidenziando incrementi, comportamenti, criticità.

Business intelligence per un reale vantaggio competitivo  

Se i dati sono la conoscenza, allora la conoscenza è finalmente un valore concreto e misurabile. Il vantaggio competitivo che se ne può trarre/estrarre è immenso. Impostare dei KPI per il raggiungimento di obiettivi e la misurazione delle performance permette di gestire meglio produzione, distribuzione, marketing e assistenza clienti. Prospect e analytics permettono di prendere decisioni non solo più velocemente ma, soprattutto, in modo più consapevole.  

La possibilità di integrare la BI con piattaforme CRM, ERP, solo per citarne le più comuni, consente di automatizzare, ottimizzare e questo significa risparmiare tempo e risorse. E chi ha tempo… ha un vantaggio! Prevedere l’attivazione o lo spostamento di risorse interne per far fronte a nuovi ordini, anticipare la richiesta di maggiore potenza di calcolo (leggi scalabilità delle piattaforme in cloud), può premiare le aziende più reattive con sensibili incrementi di fatturato e la conquista di nuovi settori di mercato.  

Occorre quindi catturare e conservare ogni tipo di dato? La risposta non può che essere affermativa. L’introduzione di soluzioni ibride di data warehouse e data lake permettono di “conservare” ogni tipo di informazione, strutturata o meno che sia. La presupposta “non rilevanza” di un dato oggi potrebbe trasformarsi in un incredibile vantaggio competitivo domani.     

Big data e BI: anche l’immagine ne guadagna 

Un brand che sappia ricavare valore dai propri dati è un brand in grado di affermarsi. Capire e addirittura anticipare le richieste dei propri clienti permette di conquistarne di nuovi. È un dato di fatto che strumenti evoluti come machine learning, intelligenza artificiale, NLP (Natural Language Processing) e Business intelligence aumentino la capacità delle aziende di proporre modelli innovativi con un conseguente aumento della retention e un migliore posizionamento sul mercato.  

Gli analytics permetto di ridurre sensibilmente le inefficienze, i ritardi e ottimizzare i costi. Non ultimi anche i danni reputazionali, causati da problemi nella produzione o erogazione di servizi (vedi TELCO), possono essere ridotti a tutto vantaggio di una migliore soddisfazione dei clienti.  

In sintesi. La tecnologia può e deve essere messa al servizio della strategia aziendale ma è l’atteggiamento del management a fare la differenza. Occorre investire in formazione e assumere nuove figure professionali in grado di supportare il cambiamento. I dati possono dare un incredibile impulso all’innovazione ma questa va governata in modo ancora più attento che in passato.

Condividi:

Leggi la nostra informativa sulla privacy